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Saturday, August 1, 2009

JOHN & JUNE



 
Walk the Line
Poche carezze, molti litigi, vetri rotti, parole brucianti, autodistruzione.
Eppure Walk The Line è insieme a Brokeback Mountain la più straordinaria storia d'amore dell'anno.
Sostenuto da due interpretazioni ai limiti del Divino, il film di James Mangold (senza dubbio il migliore della sua carriera), è un essere ibrido, a metà strada tra la classica biografia americana e il film epico di grandi sentimenti. Una mossa davvero azzeccata.
 
Dopo l'acclamato (ma per me assolutamente non convincente) Ray di Taylor Hackford, si sentiva la chiara necessità di mettere mano al genere davvero abusato della biografia cinematografica. Il racconto narrato di nascita-crescita-successi-morte stava logorando al suo interno l'intero filone biopic. E non è un caso che Walk the line abbia i suoi momenti meno riusciti proprio negli spezzoni che raccontano le vicessitudini personali di Johnny Cash: la terribile infanzia segnata dalla morte dell'adorato fratello, il rapporto conflittuale con il padre, l'abuso di sostanze stupefacenti, sono momenti che male si inseriscono nel film, o che piuttosto fanno fatica ad armonizzarsi con la straordinarietà delle sequenze musicali e della luminosa storia d'amore con June Carter. Il tentativo di psicanalizzare la vita del rocker tramite la figura paterna e l'uso di droghe rimane molto in superficie e tutto sommato fallisce nel suo intento didascalico di spiegare perchè si comporti in questo modo o perchè si atteggi in quest'altro. La sceneggiatura non è infatti sempre all'altezza, e in qualche momento cade sul retorico all'americana (vedi il tragico inizio).
Un altro problema del film sta essenzialmente nel fatto che Johnny Cash è in Italia (e in Europa) una figura in ogni caso marginale rispetto alla grandiosità iconica che acquista invece in territorio statunitense. Lo spettatore del Tennesee ha dunque un grado di coinvolgimento emotivo ben maggiore rispetto ad uno spettatore europeo. Ma è proprio per sopperire a questa discrepanza tra le audiences, che James Mangold trasforma la vita di Johnny Cash in un esemplare percorso emotivo che assume i connotati dell'universalità. Mentre Ray era la storia di Ray Charles, Walk the line è la storia mia, tua, sua, è la storia di chiunque abbia un cuore, una passione, un dolore..di chiunque abbia una vita in cui credere.
 
Le performance.
Joaquin Phoenix è Dio. L'aria vibra dell'energia di Johnny Cash, che viene reinventato da Phoenix con una straordinaria forza fisica alla DeNiro-degli-esordi. Il paragone con Jamie Foxx è imprescindibile: mentre Foxx ha imitato alla perfezione Ray Charles, Joaquin Phoenix ha completamente reinventato Johnny Cash, ha dato la sua personale interpretazione del cantante. Certo, la camminata è sua, il modo di ruotare la chitarra è suo: ma a vivere sullo schermo è l'attore Joaquin Phoenix, non un imitatore. Quando si esibisce sul palco l'aria trema della potenza e della passione snervante di cui Cash era fiero portatore, ed è completamente impossibile non innamorarsi di lui, della sua musica, del suo personaggio. Pheonix si conferma non solo uno straordinario attore (personalmente indimenticabile nei suoi ruoli in Da Morire e Signs), ma davvero una delle realtà più eclettiche e multiforme del cinema americano.
Reese Witherspoon è nel ruolo che vale un'intera carriera. Quando compare sullo schermo, dopo i primi 20 minuti, letteralmente il film diventa una sorgente di luce. Il range interpretativo della Witherspoon è strepitoso: era dai tempi di Election, forse il suo film migliore, che l'attrice non mostrava una tale ampiezza recitativa. Innamorata, lacerata, distrutta, fiera, divertente, allegra, combattiva: June Carter è luce non solo per Johnny Cash, ma anche per lo spettatore. Ed è impossibile non notare quanto il regista si sia innamorato di lei, e lui tutti noi.
Ma quello che rende queste due interpretazioni tra le migliori dell'anno, è l'alchimia intensa e vibrante che si sprigiona quando dividono lo schermo. Alla fine del film, mi sono accorto di aver guardato completamente inebetito con un sorriso idiota sulla faccia l'intera pellicola. Senti l'amore, la tensione tra i due attori, le scintille bruciano la pellicola, la passione va oltre la resa filmica. Johnny Cash, testa calda per eccellenza, e June Carter, davvero l'angelo che salva dai peccati, sono la coppia cinematica che invidio più di tutte quest'anno. La loro storia d'amore è quanto di più puro ed eterno. E il fatto che nel 2003, dopo quasi 50 anni di concerti e vita insieme, siano morti a 3 mesi di distanza l'uno dall'altra rende tutto così intimo e sublime che è impossibile non commuoversi ed inchinarsi davanti al loro amore.
 
Come detto all'inizio, le parti musicali sono strepitose. In lingua originale con sottotitoli (ahhh se fosse stato così tutto il film..), questi momenti sono la punta di diamante dell'opera. Usando la loro voce (e non il playback come in Ray), Joaquin e Reese buttano davvero l'anima nelle parti cantate, e ogni duetto è oro cinematografico. Se il film fosse stato due ore di concerto, probabilmente sarebbe entrato nella top 5 del 2005. La potenza, l'incisiività, una gioia per gli occhi, le orecchie. Fenomenali.
 
Buona la fotografia del mio prediletto Phedon Papamichael (Sideways), ma ovviamente è la musica e il sound design a farla da padroni.
 
Alcune sequenze sono davvero memorabili: gli straordinari titoli di testa che si aprono sul carcere di Folsom, i duetti tra i cantanti, la passione tangibile e umanissima tra i due protaginisti. Fortunatamente è uno di quei film che rimangono in mente per i loro pregi e non per i loro difetti, ma basterebbero anche solo le due interpretazioni per fare di Walk the Line un bellissimo successo.
Un consiglio: se lo passano in qualche rassegna vedetelo al cinema, in tv perderebbe moltissimo, più di altri film.
 
VOTO: B 
 


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