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Thursday, October 1, 2009

Osserva attentamente



The Prestige
La bellezza del film di Nolan sta tutta nella sua sincerità, nella nitidezza della sua rappresentazione.
Come per ogni grande illusione che si rispetti, non ci dev'essere vero inganno, ma il trucco viene anzi svelato allo spettatore fin dall'inizio in maniera esplicita: nella prima frase del film (nonchè nella tagline del poster) ci viene detto come risolvere il mistero, ci viene data la chiave per aprire l'enigma: guardare con attenzione. Tutto qui. E scoperta questa regola base, abbiamo le carte, abbiamo i tarocchi per arrivare fino alla fine.
The Prestige è un labirinto in cui perdersi è allo stesso tempo pericoloso, facile e bellissimo.
Al suo quarto film di successo, Christopher Nolan si conferma uno dei registi più interessanti della nuova generazione, e una delle menti più brillanti e acute che il cinema contemporaneo abbia in scuderia. La sua produzione è ancora limitata, ma già presenta chiaramente un filo rosso che attraversa ogni sua pellicola, in cui l'universale tema della Rivelazione assume connotati e strutture diverse e contemporaneamente affini. Se in Memento la Rivelazione era quella della memoria e del passato, in Insomnia è quella della verità e della follia, se in Batman Begins è quella della nascita e della giustizia, in The Prestige la Rivelazione è quella della natura e dell'ossessione. E Christopher Nolan, assieme al direttore della fotografia Wally Pfister, diventa l'unico vero responsabile di un gioiello di rara precisione, dove la perfezione della messa in scena diventa davvero il frutto di una mente geniale.
Non ho mai considerato l'originalità di una storia il vero punto di forza di un film. Per me una trama "nuova" e "originale" non è un fattore che mi fa amare di più una pellicola: del resto molti film che io considero tra i più belli degli ultimi tempi (da Moulin Rouge! a Lontano dal Paradiso per citare due esempi) non brillano certo per una trama nuova o sensazionale. Insomma, in un'epoca come questa, in cui stupirsi guardando un film è diventato qualcosa di accessorio e accidentale, trovarsi di fronte a The Prestige è davvero come respirare aria pulita. Credetemi quando vi dico che non vedrete per lungo tempo uno spettacolo più fresco ed originale di questo. E soprattutto, è stupefacente come riesca a rendere moderno, avvincente e sensazionale un tema così vetusto e antico come quello della magia: ero pronto ad annoiarmi davanti ai maghi (che non ho mai amato), e adesso invece vorrei far parte di loro. Quello che La Maledizione della prima luna ha fatto per la "categoria pirati", The Prestige, potete metterci la mano sul fuoco, farà per i maghi. La magia tornerà alla grandissima, parola di Filo.
Ma questo film appartiene a Christian Bale: quest'uomo ti fa cadere la mandibola a terra. E' in stato di grazia. Mi aveva già fatto impazzire per il ruolo cardine della sua carriera in American Psycho, ma in questa pellicola è di tale potenza e convinzione che mi chiedo se non faccia davvero il prestigiatore a tempo perso. Pregnante, severo, composto, esplosivo ed implosivo, Bale è di rara efficacia, e prego davvero qualsiasi divinità di Hollywood per farlo rimanere per sempre una "quasi star", e di tenerlo fuori dai meccanismi occulti del consumismo spettacolare. Controparte, e rivale sullo schermo di Bale, Hugh Jackman, oltre a degli addominali da incorniciare, mostra quello che effettivamente è: ovvero uno degli attori più affidabili e professionali sul mercato. Se Bale ha il guizzo, ha i picchi e l'instabilità dell'attore geniale, Jackman ha invece la perfetta commistione di talento, generosità e professionalità. Ottima la chimica tra loro due, e notevole la dinamica che si crea tra i personaggi e le rispettive personalità, la capacità di giocarsi le simpatie del pubblico, di passarsi il favore dello spettatore e continuamente di stupire e coinvolgere e rendere attiva l'audience. Comprimari perfetti: Michael Caine è come sempre favoloso, e sono arrivato alla conclusione che la recentissima antipatia che circonda Scarlett Johansson è solo semplice e mera invidia: questa ragazza non è solamente di una bellezza fuori dal comune, ma non sbaglia un colpo, ha una duttilità e una precisione nell'interpretazione che lascia stupefatti e riesce a beccare costantemente i progetti più cool e interessanti del momento. Chapeu. 
Senza Christopher Nolan, dunque, il film sarebbe nulla. Ma almeno un 30% del merito va all'apparatp tecnico: un lavoro terrificante. La fotografia del già citato Wally Pfister (nomination all'Oscar per Batman Begins) è stupefacente, e in maniera maniacale riflette l'ossessivo amore del regista per il dettaglio, la cura del particolare, dell'effetto, della composizione dell'immagine. Modernissima nella struttura dell'immagine, la palette coloristica utilizzata è di un'ampiezza e di un nitore che non ha uguale in quest'anno cinematografico. Formidabile. Un altro applauso va alle scenografie e a tutto il production design: la Londra ottocentesca è seconda solo alla Parigi di Profumo, e ogni fotogramma trasuda una precisione e una cura ammirevole.
Un aspetto particolarmente problematico è quello del montaggio: come in ogni film di Nolan, l'editing rappresenta proprio la modalità di narrazione scelta dal regista (un pò a la Inarritu). Qui prendere o lasciare: per la prima ora di film, capirete molto poco e dovrete ciecamente fidarvi dell'autore. Ogni pezzo del puzzle troverà la sua sede naturale a fine corsa, e tutto sarà chiaro e lindo (e sconvolgente), ma per la prima parte dovrete faticare, ragazzi miei. La sceneggiatura risente di questa narrazione spezzettata: ed è forse il punto meno forte della pellicola (compreso un monologo finale piuttosto cheesy).
 
Per concludere (quanto c***o ho scritto!), The Prestige è una pellicola tesa, intensissima, quasi violenta nella sua precisione: un film che fondamentalmente è un grande inno allo spettacolo, al cinema, e all'ossessione della comunicazione. Ma soprattutto uno dei film esteticamente più belli, pregnanti e soddisfacenti dell'anno.
 
B+


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